F.lli Esposito                                                   © 2008  by Carlo Esposito ex allievo del 189' corso

LETTERA   AI    PROFESSORI

La cultura non ha tempo e non ha età come non lo ha l'educazione al rispetto di se stessi, degli altri e della natura. Tre anni passati «insieme»: le cattedre si sono abbassate e sono diventate banchi, abbiamo capito cosa significhi sudare, lavorare, trepidare, abbiamo anche capito cosa significhi rispettare gli altri, la natura ed il mondo che ci circonda, cosa vuol dire sperare nel futuro, un futuro migliore, ma un futuro che certamente non aspetteremo passivamente, ma che costruiremo attivamente, mattone su mattone, pietra su pietra, con i mezzi che voi ci avete messo a disposizione con sacrificio ma consci della responsabilità di compiere una missione, come è quella dell'insegnamento, che deve preparare uomini e non fanciulli. L'educazione ha assunto in noi un carattere prioristico perché vediamo che il tempo cancellerà in noi, dalle nostre menti molte delle cose che ci avete insegnato, ma non potrà certo cancellare ciò che ci avete impresso nel nostro spirito.

Il vostro V Sc. B.

Cari allievi, tre anni son passati, forse son volati, forse interminabili sono stati. Quante volt su questi banchi avete maledetto, imprecato, e qualche volta gioito! Quante volte avete sognato un mondo migliore, più umano, più giusto! Quante volte il pensiero andava verso il futuro! Tre anni, non son molti, non son pochi, sono sufficienti a lasciare dentro di noi un segno, e quanto più mar­cato sarà questo segno, tanto più bello ne sarà il ricordo. I giorni, i mesi, gli anni sfuggono al tempo, il tempo all'eternità, ma noi non possiamo sfuggire allo spirito, alla parte più pura e più nobile che in noi alberga. Quante volte siete rimasti sconvolti in questo mondo che giace su una contraddizione fondamentale tra l'irrazionale che lo regge ed il razionale di cui l'uomo ha bisogno. La sofferenza o la gioia dell'uomo vengono da ciò che lo spirito fa per le cose chiare e distinte di cui parla Descartes, ma si ergono a caos se non si trova nella fede una sembianza di logica compensatrice. Pertanto abbiate fiducia in voi e nell'avvenire perché tanto più splendido sarà quanto più grande sarà la fiducia che riponete in esso. Quando, ormai, stanchi, giungeremo alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore da noi profuso negli ideali, nella fiducia dell'avvenire e del nostro prossimo. Non temete quindi se avete operato secondo coscienza, e per concludere con le parole di Enrico Cavacchioli: Quando il vostro cuore batterà instancabilmente e le vostre mani tenaci avranno un furore metallico, ed il vostro petto potrà gonfiarsi più del mare, gridate allora la vostra vittoria definitiva! Ché se la macchina greggia ha sorpassato l'uomo nella sua perfezione regolare e brutale, l'uomo sarà domani il Re della macchina bruta, dominatore di tutte le cose fruite e infinite.

Antonio Giordano

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