F.lli Esposito

Ex - allievi

Carlo ed Alessandro Esposito

© 1997  by Carlo Esposito

Collegio Militare di Napoli

Cari amici , nelle continue ricerche e curiosità che mi è capitato di ritrovare della nostra Scuola e sempre per la gentile collaborazione del nostro caro magazziniere Mario Frosina, che è sempre a disposizione per fornirci informazioni, ho ricevuto copia di un vecchio manuale risalente al 1935, epoca Monarchica nonchè Fascista, che veniva consegnato agli allievi del Collegio Militare di Napoli affinchè sapessero come comportarsi e come gestire la loro vita in tutte le occasioni. Lo pubblico per renderlo visibile a tutti gli allievi nonchè agli exallievi, fornendolo in una versione .html per leggerlo con internet ed in versione Word per poterlo anche stampare su carta. Trattasi dello stesso manuale che ho consegnato ai miei compagni di corso al raduno del 2008 e che ha valore di documento antico per un indirizzo educativo rispecchiante il contesto storico di quel momento,

Mario Frosina

ovviamente molto diverso da quello di oggi. E' possibile leggerlo con una vena di simpatia allegra considerando che l'evoluzione ed il progresso hanno permesso, nel continuo evolversi dei tempi, anche agli allievi della Nunziatella di cambiare alcune caratteristiche avvicinandosi ai tempi moderni. Vi saluto lasciandovi alla lettura.Carlo Esposito  76-79  

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COLLEGIO MILITARE DI NAPOLI

COME COMPORTARSI

(Ad uso esclusivo degli allievi del Collegio e fuori Commercio)

Tip.   A.  SARRACINO - NAPOLI   Forno Vecchio, 33   - 1935 - XIII  -

" La natura crea gli uomini forti per animo, ma l'educazione li rende migliori per buoni ammaestramenti,,.                        VEGEZIO

PREMESSA

Gli allievi troveranno compendiati in questo libretto ammaestramenti e consigli utili, che li renderanno più informati della maniera di comportarsi in collegio e fuori e più esperti ad evitare, nella pratica giornaliera della vita, spiacevoli situazioni.

Ai giovani che vivono in questa officina del carattere, con la guida di educatori che provengono dalla più sana, più perfetta istituzione nazionale, che un giorno saranno educatori essi stessi, che indossano una divisa di nobilissime tradizioni, che sono destinati a diventare ufficiali in S. P. E., incombe 1'obbligo di possedere una completa educazione e di corrispondere all'aspettazione del Paese, che li guarda con particolare attenzione e che ripone in loro le migliori speranze. Ad essi non è lecito alcuna licenza, alcuna omissione nelle norme di contegno, e l'errore più grave che possano commettere è quello di credere che l'età giovanile valga di attenuante negli atti sconvenienti. L'educazione dell'uomo ha inizio con la vita, e non ha momenti di sosta o intermittenze; non subisce varianti o alterazioni ; non ha aspetti diversi e non muta col variare dell'ambiente o delle persone.  L'adempimento con animo incline del piccolo ed oscuro dovere di oggi, è la condizione necessaria per 1'adempimento del dovere di grande stile di domani.

COME COMPORTARSI

COI SUPERIORI

Al superiore è dovuto rispetto ed obbedienza. Il principale atto, con cui si esprime il rispetto al superiore, è il saluto. Il regolamento stabilisce la maniera di salutare : quanto più questa maniera è perfetta, tanto più appare sentito -1'omaggio. Quando la correttezza è insita nella natura, l'atto non subirà le influenze del momento psichico della persona che lo compie : sarà, cioè, in ogni caso, indipendente da pensieri che possano travagliare la mente o da sentimenti che tengano indisposto l'animo.

Inoltre la coscienza dell' importanza dell'atto, evita le false valutazioni delle menti mediocri, che regolano la perfezione del saluto al grado del superiore.

Vi sono circostanze in cui il saluto deve essere preceduto da altri particolari di forma. S'incontra, ad esempio, un superiore per la scale : occorre fermarsi, far fronte e salutare ; se, invece, lo si accompagna, e per 1'angustia del luogo non gli si può stare al fianco, bisogna precederlo se si sale, seguirlo se si scende. Se si sta seduti, al passaggio o all'avvicinarsi del superiore si saluta dopo essersi levati in piedi : accennare d'alzarsi, conservando il corpo arcuato, è scorretto. Se si accompagna il superiore, bisogna tenersi alla sua sinistra, salvo che non convenga cedergli il cammino più agevole ; è bene non stargli troppo a contatto in maniera da impedirgli o limitargli la libertà dei movimenti ; non parlargli a voce troppo alta o gesticolando.

Si tenga presente che in vettura il posto d'onore è quello in fondo a destra, segue quello accanto, il terzo è di fronte al primo. il quarto di fronte al secondo: si sale dopo il superiore, per evitare disturbo, dall'altro lato della vettura; alla fermata, occorre smontare per il primo e, nel caso, aiutare a scendere.

Prima di presentarsi al superiore, è bene assicurarsi dell'ordine del vestito : è sconveniente rassettarselo in sua presenza ; andandogli vicino non bisogna accostarsi eccessivamente (se in ufficio, fermarsi  alquanto distante dal tavolo) e guardarsi dal porgergli per primo la mano.

Nelle presentazioni, si fa prima quella dell'inferiore al superiore, dell'uomo alla signora o signorina, della persona più giovane a quella più anziana : mai viceversa.

Alla negativa di un superiore, per nessuna ragione si facciano insistenze ; è pure buona regola non contraddire.

L'appellativo " signore „ che si deve premettere al grado, sempre che si discorra o si scriva al superiore, si deve usare anche quando si parla di lui, per dimostrare agli interlocutori il rispetto che si sente per la persona. Chi ciò non usi, 'o, ciò ch'è peggio, ometta anche il grado servendosi del solo cognome, sia pure parlando con persona di confidenza, non può essere lusinghieramente apprezzato da coloro che abbiamo pratica di civile educazione.

Col superiore possono intercorrere vincoli di parentela o rapporti di amicizia, personali o di famiglia : occorre guardarsi dal far travedere atti di confidenza, che costituiscono imbarazzo per lo stesso superiore e che si possono usare soltanto negli ambienti intimi : i salotti, è risaputo, non sono tali.

CON GLI EGUALI

Nelle relazioni tra eguali, più che in qualsiasi contingenza , il tratto caratterizza e distingue le persone per bene, perchè chi non ha perfetti e reali sentimenti di educazione, in assenza dell'elemento soggezione è facile che trascenda, anche inconsciamente , in atti lesivi dell'urbanità, della cortesia, della generosità, della correttezza in genere. Per ben contenersi con gli eguali, è necessario sempre un rigoroso controllo delle "proprie azioni , particolarmente quando con essi si svolge, come in collegio, vita in comune.

Se è lecito, anzi opportuno, mettere da banda il formulario dell'etichetta col camerata, non è mai conveniente venir meno alla finezza dei modi e dei sentimenti, anche quanto si debba reagire ad un torto ricevuto.

Come in tutte le comunità, anche in collegio si trovano raccolte le nature più differenti, per cui è d'uopo che ognuno cerchi di conoscere dell'altro .virtù e difetti : le prime per apprezzarle ed emularle, i secondi per valutare i limiti entro i quali contenere 1'intimità col compagno. Tra camerati non vi possono essere pericolosi contrasti, conflitti d'interessi veri e propri ; e, all'infuori d'una frase :alquanto spinta o male intesa, d'un gesto non commisurato, d'un risentimento non domato, null'altro può accadere che turbi l'atmosfera di cordialità in cui vive. Ma quando, anche nei piccoli incidenti, si riesce a far funzionare sull'istinto il freno della volontà, è difficile disturbare l'equilibrio dei buoni rapporti. Gli equivoci, i dubbi, i malintesi, sono agevolmente risolti tra chi possiede nobiltà d'animo ed elevati sentimenti, sovratutto sincerità semplice, schietta, spontanea.

I tipi irascibili, bisbetici, scontrosi, egoistici, sui quali le norme di contegno non hanno alcuna presa. è bene siano trattati con riservatezza : da ciò la necessità dello studio dei caratteri, per compiere le selezioni nelle amicizie, e, di conseguenza, per ridurre al minimo le occasioni di contrasto. Ognuno però ha le sue mende, piccole e grandi : ed è perciò che la tolleranza e il compatimento sono segno di generosa e intelligente umanità.

La nobilità di sentire e la fine educazione, oltre a non far peccare nel tratto, donano spontaneità ai doveri di cameratismo di cui si è in obbligo con chiunque si viva insieme. E qui è bene ricordare che al compagno si deve affetto fraterno, aiuto nel bisogno, consiglio nel dubbio, interessamento morale e materiale nelle sciagure, ma sopratutto si deve il rispetto, quanto si vuole per i propri, ai suoi affetti, alle sue idee religiose, all'imperfezioni fisiche, all'umiltà dei natali : anche le semplici allusioni, in questo campo, sono ingenerose e riprovevoli.

I modi inurbani vengono da ruvidezza di carattere o da scarsa educazione e suscitano talvolta reazioni spiacevoli, che obbligano poi a riconoscere il torto. L'insulto volgare infanga chi lo lancia e non chi lo riceve. Chi ebbe buona educazione famigliare, la conserva sempre; gli altri hanno il dovere di acquistarla.

Vivacità dello spirito e amichevoli espansioni non scusano scorrettezza, nè volgarità : quindi, non gestire troppo ; non alzare la voce, peggio per sopraffare le altre voci ; non mettere le mani addosso al compagno; non fare scongiuri, tanto sciocchi, quanto offensivi se rivolti a persone ; non lasciarsi sfuggire parole triviali o gesti di sconcezza; non bestemmiare ; non fischiare ; non sputare per terra, nemmeno per strada e non strisciarvi sopra il piede; non cacciarsi le dita nel naso o negli orecchi ; non far schioccare le ossa delle dita.

Doveri particolari di cameratismo hanno gli allievi verso i loro compagni capiscelti e scelti, capiclasse e sotto-capiclasse, quando a questi è attribuita, per ragioni di servizio; funzione di comando,

Si è detto ad arte " doveri di cameratismo anzichè " doveri disciplinari „ , poichè sono i primi ai quali sovratutto fa appello il sentimento, acciocchè l'opera del compagno responsabile verso i superiori sia in ogni modo agevolata. Quindi : silenzio, attenzione, ordine, osservanza sollecita dei suoi avvertimenti, esecuzione perfetta dei suoi comandi, sollecitudine fraterna nel coadiuvarlo.

In tal modo l'allievo si dimostra veramente schietto, generoso e spontaneo, atto ad accomunare sentimenti e vita con i compagni in uno stretto fascio di volontà, che è forza materiale e morale.

  CON GLI INFERIORI

In collegio, sono inferiori dell'allievo i famigli ; coloro, cioè, che compiono l'uffício di domestici. La condotta verso questa categoria non deve mai mancare di discrezione : la civiltà lo vuole.

I famigli si trattano senza disprezzo, senza orgoglio, senza lederne la suscettibilità, poichè anche essi hanno il loro amor proprio ed è dovere rispettarlo; ma neppure verso di loro si debbono usare forme confidenziali, da pari a pari.

I famigli hanno degli obblighi disciplinari, che, a volte, sono in contrasto con quanto possa essere desiderio dell'allievo : è prudente non chiedere cosa cui si possa ricevere per risposta un rifiuto, come pure è bene guardarsi, per non perdere in considerazione, dal forzare il servizio con minacce o lusinghe : chi non rispetta il dovere degli altri, si mostra disposto a transigere col proprio.

  A STUDIO

In collegio lo studio è fatto in comune ed è disciplinato secondo le istruzioni date dal regolamento di servizio interno. L'applicazione allo studio denota la serietà del carattere, la fermezza dei propositi, il fervore delle opere. Le ore dello studio sono sacre per il giovane di buona volontà ; costituiscono un tempo prezioso che non va sciupato invano, e che più si apprezza se meglio è messo a profitto.

Durante lo studio, perchè la propria distrazione non sia causa di distrazione degli altri, bisogna evitare qualsiasi gesto che riesca di fastidio, come il far rumore con sedie, tavolini, libri ; anche lo spostarsi, il far richieste all'ufficiale o al compagno vicino, ecc., sono atti che recano disturbo e discordano con la religiosità del raccoglimento.

Si ricordi infine che volontà e ingegno non sono sufficienti per profittare nello studio : occorre anche, ed in elevata misura, ordine e metodo.

A SCUOLA

La scuola è il tempio ove si educa lo spirito e s'illumina la mente del giovane; perciò nella scuola deve essere regola il rispetto e il buon contegno.

Tutte le forme di deferenza che si rivolgono a persone di alta autorità, son dovute all'insegnante, con in più la riconoscenza che l'educando deve all'educatore.

Per rispetto alla tradizionale austerità dell'ambiente, a scuola si siede con compostezza, senza poggiare i gomiti sul banco e senza sdraiarsi contro

la spalliera, perchè queste posizioni sono anzitutto scorrette e poi concilianti 1'assopimento dell'attenzione. Non si chiacchiera ; non si disturba il vicino; non s'interrompe 1'insegnante e si attende la fine della lezione per chiedere chiarimenti ; non si suggerisce al compagno, il che equivale a voler prendere in giro il professore ; non si ride degli sbagli degli altri ; non si schiamazza negli intervalli ; non si fanno infine atti comunque inurbani.

Deve invece ogni allievo sforzarsi di compiere 1'unificazione del suo spirito con quello dell'insegnante, così da trarre dalla lezione il massimo profitto; prendere appunti sintetizzando gli argomenti più importanti, onde facilitare il lavoro assimilativo, che non potrebbe essere compiuto altrimenti nelle poche ore di studio della giornata.

  A MENSA

La mensa, nel mentre soddisfa un bisogno fisiologico, offre, poichè è fatta in comune, una piacevole distrazione : è qui che si sbriglia la naturale vivacità dei giovani, la loro allegria, la loro facondia.

E tutto ciò è un bene per la salute, nulla valendo meglio a tener desto l'appetito ed a saziarlo igienicamente quanto il buon umore. Ma... " a tavola si conosce il gentiluomo „ e la briosa spensieratezza non deve trasmodare, non deve far dimenticare le regole della buona creanza.

La persona che diletta di educazione si rivela subito dai minimi atti ; chi è abituato a naturale correttezza di ogni giorno, si trova poi a suo agio, senza alcuna affettazione, in qualunque circostanza straordinaria.

Per sedersi a mensa si aspetta 1'ordine dell'ufficiale, indi si sta seduti con compostezza, non accostati allo spigolo della tavola se non quel tanto occorrente per rendere agevoli i movimenti ; le gambe sian tenute piegate in maniera da non dar fastidio ai compagni di fronte ; le braccia ritirate e aderenti al corpo (è scorretto poggiare i gomiti sul tavolo) ; il busto eretto, o, nell'atto di portare il cibo alla bocca, leggermente inclinato in avanti, ma senza reclinare la testa sul piatto. Il tovagliolo sia tenuto sulle ginocchia, mai appeso alla giubba. Non si appoggino le mani alle cosce, non si tengano le mani in tasca, non si lascino le posate in modo da sporcar la tovaglia.

A mensa non si parla con il boccone in bocca, nè a voce alta, soverchiante ; non si tengono discorsi spiacevoli o disgustevoli ; non si dà molestia, sia con parole che con gesti, ai vicini di posto, ed ai lontani non si deve rivolgere la parola. Bandite le discussioni animate : nei diverbi tutti sono ugualmente e indubbiamente maleducati.

A mensa, per economia di servizio e di tempo, le porzioni sono riunite per ogni quattro allievi ; è scorretto dimostrar fretta nel servirsi, o prendere un quantitativo di vivanda superiore a quello di propria spettanza. Se nel piatto comune esiste già il razionamento della portata, bisogna prendere la porzione più vicina, evitando la scelta e di adoperare le proprie posate.

E' risaputo che nelle mense militari i cibi sono controllati nella quantità e nella qualità ed assaggiati dopo la cottura : lagnarsi quindi del vitto è atto sconveniente ed indisciplinato insieme.

Nell'alzarsi da tavola non si faccia rumore con le sedie.

La mensa non può aver la ricercatezza dei pranzi di etichetta, di cui si parlerà più in seguito, ma non può essere aliena dalle comuni regole del galateo, come non lo sono del resto le tavole famigliari.

  IN CAMERATA

La camerata è il dormitorio degli allievi; è un locale riservato e comune a molti. Ma appunto quest'ultima particolarità impone una serie di doveri, da cui è impossibile scostarsi senza ledere le più elementari forme di rispetto ai compagni.

In camerata non si grida, non si schiamazza, non si compiono movimenti incomposti o violenti, non si tengono discorsi sguaiati o comunque offensivi del buon costume o della correttezza. L'ordine e la pulizia perfetta del proprio posto, degli indumenti e degli altri oggetti d'uso, denotano il riguardo che si ha per sè e per gli altri ; indicano finezza di modi ; svelano i veri sentimenti di educazione : il vicino di posto non deve, in nessun momento e per nessuna ragione, aver di che lamentarsi o nausearsi.

  IN FAMIGLIA

La famiglia è ambiente di sacra intimità, ove hanno sede gli affetti più puri e più profondi, ove ogni parola, ogni atto, ogni gesto è sincera espressione dell'animo. Tra le pareti domestiche non trovano posto i convenzionalismi e le formule vuote, tuttavia niente deve compiersi in contrasto con le regole della buona creanza e della civile educazione. I figli, qualunque sia la loro età o posizione, debbono ai genitori assoluta obbedienza, che è la prima virtù dell'ossequio devoto e sentito. La volontà dei genitori va raccolta senza discuterla neppure col battito del ciglio ; i loro consigli vanno ascoltati come comandi d'un'esperienza curvata sotto il peso degli anni ; i loro rimproveri vanno accettati con manifesta gratitudine, perchè quanto più severa è l'opera educatrice dei genitori, tanto più deve essere profonda la riverenza dei figli, che ne traggono frutto. Le relazioni tra fratelli debbono avere legami di sentita subordinazione e di doverosa protezione, dovendo il minore riconoscere l'autorità del maggiore,. prestargli obbedienza e rispetto, senza mai mostrarsi intollerante della sua guida, dei suoi ammaestramenti; il maggiore a sua volta, poichè più cosciente e più pratico, deve ben dirigere i fratelli più piccoli con la parola e con 1'esempio.

La confidenza e la cordialità, è bene ricordare, non autorizzano neppure tra coloro che son legati con vincoli di sangue, a trascurare, in qualsiasi congiuntura, quelli che sono aspetti esteriori di contegno. A Massimo d'Azeglio giovanetto, che si era messo avanti alla sorella nell'andare a tavola, il padre, in presenza degli invitati, ebbe a dire, ricacciandolo indietro :" Non c'è ragione d'essere incivile   perchè è tua sorella! ,,.

    IN PUBBLICO

L'allievo, per la bella e nobile divisa che indossa, è continuamente osservato dal pubblico, ciò che l'obbliga a speciali doveri di perfetto comportamento.

Anzitutto deve curare la correttezza dell'uniforme ; curarla con giusto senso, senza cadere nell'originalità, la quale non è eleganza e rende l'individuo ridicolo. Ricordare che il buon gusto non è altro che un senso squisito della misura.

In pubblico, la serietà e la prima caratteristica della compostezza ; seguono poi tutte le altre note di distinzione. Per istrada, guanti sempre calzati, mantellina agganciata e con i lembi pendenti ; mai le mani in tasca. Camminare con aria disinvolta, senza affettazione, tenendo la sinistra : evitare di fermarsi nei punti più frequentati o ristretti, . per non inceppare la circolazione ; sostando, evitare di mostrarsi dinoccolato e di appoggiarsi a muri, colonne, porte, ecc. ; incontrando vecchi o donne, cedere il passo; andando in compagnia, evitare di dare il braccio all'amico, di parlare a voce troppo alta o gesticolando, incontrando delle conoscenze proprie o di coloro con cui si procede, è dovere di cortesia salutarle. Di regola non si debbono fermare per istrada signore o signorine, quand'anche siano accompagnate. Si dà la destra a superiori, a. donne, a vecchi, oppure la parte più comoda, come i marciapiedi lungo le case.

E' doveroso omaggio il saluto ai feretri, ai simboli della religione ed a tutto ciò che costituisce segno di rispetto da parte del pubblico.

NELLE VISITE

Le cosidette visite di convenienza sono quelle che si fanno in occasione di fidanzamenti, nozze, nascite, onomastici, compleanni, lutti. Sono pure da comprendersi in questa categoria le visite per la tradizionale festa del Capodanno e di altre solennità religiose ; le visite di ringraziamento dopo aver ricevuto un favore, o dopo aver partecipato ad un pranzo o ad un ballo ; quelle di congedo o di presentazione per salutare i conoscenti quando si lascia definitivamente una città o vi si giunge per la prima volta. Un senso di opportunità deve guidare nel compierle, poichè quando non si avesse 1'obbligo della convenienza, si potrebbe incorrere in un gesto di famigliarità male apprezzato. E' regola che le visite di augurio si facciano il giorno precedente o successivo a quello della festa ; in occasione di nascita, quando la puerpera si sia ristabilita ; di Capodanno, entro il mese di gennaio; di ringraziamento, entro gli otto giorni dal pranzo o dal ballo ; di congedo o di presentazione, nel giorno ed ora fissata dalla persona interessata ; di condoglianza, entro sei settimane dal giorno della sventura.

Oltre a tali visite, che chiamiamo di speciali circostanze, vi sono poi quelle comuni, che alcune famiglie della buona società ricevono dai conoscenti in determinati giorni, ad ora pure stabilita, ed alle quali s'interviene, secondo il grado di amicizia, con più o meno frequenza, ma non con assiduità.

Alle visite si deve giungere con la maggiore puntualità possibile ; non in anticipo, nè con eccessivo ritardo. Si lascia in anticamera il soprabito ed il cappello (il militare non depone la sciabola ne il copricapo, e questo tiene nella mano sinistra) e, dopo aver tolto il guanto destro, si entra nel salotto senza chiedere permesso. Fatti pochi passi nell'interno, si rivolge un leggero inchino a tutti i presenti e si va ad ossequiare la padrona di casa ; dopo si porgono gli omaggi agli altri di famiglia, si salutano i conoscenti e si prende il posto indicato da chi riceve.

L'uso del baciar la mano alle signore volge or quasi al tramonto. Verso le più vecchie dame, è tuttavia atto ancor gradito di antica e devota deferenza.

Nelle visite il contegno deve essere serio, corretto e nel contempo disinvolto. Si sta seduti tenendo le gambe unite e piegate, mai a cavalcioni, evitando d'inclinarsi contro la spalliera della sedia o di piegarsi in avanti col busto. Alle persone che non si conoscono non si rivolge la parola se non dopo essersi presentati, o, ciò ch'è meglio, dopo esser stati presentati, non si guardano con insistenza gl'invitati, specialmente le donne. Non si ispeziona con l'occhio, in maniera visibile, l'ambiente ; non si toccano gli oggetti che si abbiano a portata di mano; non si fanno commenti su persone o su cose.

La visita di massima dura 15 - 20 minuti ; specie quando vi sia affluenza di gente, occorre cedere il posto ai nuovi arrivati ; ma per prendere commiato è bene attendere un momento opportuno, che normalmente è quello in cui languisce la conversazione : bisogna evitare dall'allontanarsi subito dopo l'arrivo di altri invitati. Anche ora, la prima ad essere salutata, sia la padrona di casa.

Alle visite non si conducono amici senza aver prima ottenuto il consenso.

  NELLE CONVERSAZIONI

Il parlare leggermente, spesso e subito, è proprio degli spiriti vuoti. Il soldato dice tutto breve, semplice, misurato. Sa tacere opportunamente. Se altri discorre, non interrompe e dovendo esprimere il proprio parere attende il momento opportuno, senza dar segno d'impazienza o di disapprovazione. Se l'argomento del discorso non è condiviso, non contraddice aspramente, nè smentisce apertamente poichè da tali contrasti è facile che sorgano questioni serie: l'opinione contraria va dimostrata -.tra persone -ben costumate - con dolcezza, con cortesia di atti e di parole; per frivolezza non è opportuno nè saggio trascendere in animate discussioni, anzi l'arrendevolezza in tali casi è buona dote.

Il discorso deve essere tenuto in forma piana, senza pomposità e non deve contenere parole volgari frasi scorrette, specialmente se si svolge in presenza di donne. Nelle conversazioni non è bene parlare di sè stesso e, se costretti, studiare di essere brevi, in ogni caso modesti.

Il discorso non deve mai contenere allusioni che possano tornare sgradite ai presenti e se è piacevole nel discorso lo spirito sano e ben fatto, non sono certo bene accette le scipitezze e tanto meno i motti mordaci, le beffe, gli scherni.

Nelle conversazioni, specialmente tra giovani, se capiti di toccare l'argomento in cui c'entri la donna, è buon senso e fine educazione non lasciarsi andare in giudizi azzardati o in ammirazioni sospette, poichè a qualcuno dei presenti, eventualmente interessato, ciò potrebbe dispiacere.

Rifuggire dai pettegolezzi di ogni genere, segni di mente piccina ; non far mai propri í" si dice ,,. La prudente riservatezza dà la misura del gentiluomo.

NEI BALLI

Ad un invito a ballo privato, rispondere. Chi balla male, se ne astiene ed impara.

Nei balli si deve essere irreprensibili nel vestito ;_ i guanti si tengono sempre calzati. Come nel presentarsi ad una visita, anche ai balli il primo omaggio va rivolto alla padrona di casa.

Non si rivolgono inviti di ballare a signore o signorine che non si conoscono, prima d'essere presentati  a loro ed ai parenti che le accompagnano. Alle prime battute della musica, si va vicino alla dama e, dopo un leggero inchino, le si rivolge garbatamente l'invito. Se la dama accetta, le si offre il braccio e la si conduce al centro della sala donde s'inizia il ballo, se invece non si dimostra disposta, non le vanno fatte insistenze. Non è ben essere assidui presso la stessa ballerina.

Durante il ballo, il contegno deve essere serio e corretto : alla dama non si parla in continuazione, ma le si rivolge soltanto qualche breve frase di convenienza. Alla fine della danza, offrendo sempre il braccio, si accompagna la dama al suo posto e la si ringrazia.

Al tè o alla cena che venga offerta durante la festa, si va soltanto in compagnia delle persone con le quali si sia in intimità.

Prima di allontanarsi, è doveroso porgere i ringraziamenti all'invitante.

  NEI LUOGHI APERTI AL PUBBLICO

CAFFE'. -- Entrando in un caffè, non si lasci aperta la porta che si sia trovata chiusa ; si saluta, senza fermare lo sguardo su alcuno e si resta a capo scoperto, se così han fatto i più ; quindi si prende posto al tavolo, recandovisi in maniera da non arrecare disturbo ad altri. Tenersi sdraiati sulla sedia, poggiare i gomiti sul tavolo, avere le gambe a cavalcioni, sono da considerarsi posizioni scorrette.

TEATRO. - Si lascia al guardaroba, se esiste, il soprabito, non mai la sciabola nè il copricapo, e si entra a capo scoperto, se lo spettacolo è dato in luogo chiuso. Nel prendere posto, dovendo passare davanti ad altre persone, si chiede permesso, badando bene di non volgere le spalle a coloro che s'incomodano.  Durante lo spettacolo non si faranno apprezzamenti ad alta voce. Se si va far visita a qualche conoscenza che sia in palco (non più d'una volta nella serata), si entra senza picchiare alla porta, si ossequiano le signore per le prime e si va ad occupare il posto più arretrato, avvicinandosi successivamente. La visita deve essere breve, ma non bisogna ritirarsi prima che siano usciti i precedenti visitatori, o finchè non giungano altri, se la signora è sola.

TRENO. - Viaggiando in ferrovia, non sempre si ha la possibilità di scegliere il posto, e quindi è facile venire a contatto con persone non bene edotte del vivere civile : in tal caso occorre che alla disinvoltura e correttezza siano uniti prudenza e tatto. Sopratutto esser cauti nell'intavolare discorsi.

Nel deporre e riprendere i bagagli si deve badare di ridurre al minimo il disturbo degli altri viaggiatori ; è cortesia porgere aiuto a chi per tale funzione ne abbia bisogno, ma sempre ai vecchi ed alle donne. Entrando in uno scompartimento già occupato togliersi il copricapo e salutare.  Ivi, anche se consentito, non si fuma senza chiedere permesso ; di regola non si mangia; e dovendolo fare, non si rivolgono inviti che ai soli conoscenti ; di giorno non si dorme sdraiati sui cuscini e di notte soltanto dopo aver preso le necessarie precauzioni per non insudiciare. Mai sbottonarsi la giubba, nè togliersi il colletto, se si è in uniforme.

TRAM. - Si ottemperi disciplinatamente alle prescrizioni regolamentari, che variano a seconda del tipo di vettura. Contegno irreprensibile verso tutti i compagni di viaggio. Non fumare, nè tenere il sigaro spento fra le labbra. Se entra una donna, un vecchio, un mutilato, un ammalato, un superiore, cedere prontamente il posto a sedere o lasciar libero il passo. Non sedersi di traverso o con le gambe accavallate, cíò che porta discapito ai vicini. Preoccuparsi sempre di dare il minor fastidio possibile.

ALBERGO. - Come in tutti i luoghi in cui si viva a contatto con altri cittadini, nell'albergo nulla si deve compiere che vada a scapito del decoro e della civile educazione.

Col personale bisogna aver modi urbani; non essere eccessivi nelle pretenzioni ; non mostrarsi curiosi di conoscere quanto concerne gli altri ; non dare notizia dei propri affari.

Dalla camera in cui si alloggia si può dare disturbo a quelli che occupano le attigue ; quindi bisogna usare tutte le accortezze atte ad evitare il verificarsi di tale inconveniente. Gli oggetti che sono di proprietà del locale si debbono rispettare come se appartengano alla casa di un ospite.

RISTORANTE - Mangiando in pubblico vanno osservate tutte le regole elencate parlando delle mense e dei pranzi. Andando a sedere alla tavola comune (table d'hóte) è di regola il saluto fatto con leggero inchino a tutti i commensali, ma non è d'obbligo la presentazione. Alla tavola comune bisogna giungere con puntualità e vestiti inappuntabilmente.

NEI PRANZI

Ad un invito a pranzo, ringraziare della cortesia ricevuta, anche se non si abbia la possibilità d'intervenire.

Giungere, con 1'abito prescritto, qualche minuto prima dell'ora indicata. Lasciando in anticamera il copricapo ed il soprabito, si entra nella sala rivolgendo un inchino ai presenti ; dopo si va direttamente a porgere i ringraziamenti alla padrona di casa, che farà la presentazione agli invitati,

Quando è annunciato che il pranzo è in tavola, la padrona si avvia per la prima, gli altri seguono. Se questa cerimonia avviene a coppie, è conveniente offrire il braccio ad una signora, di preferenza anziana, e di regola, nell'attraversare gli usci, di precedere la signora. Designato il posto (quando non vi siano i cartellini atti ad indicarli), bisogna aspettare per sedersi che ciò abbian fatto la padrona di casa e le signore che si hanno a lato.

Quanto si è detto delle mense, vale per i pranzi di etichetta : qualora durante il pranzo si abbia bisogno di un oggetto che sia sulla tavola, ma non a portata di mano, non si allunga il braccio per prenderlo, nè si chiede ai vicini, bensì ai camerieri; non si strofinano col tovagliolo le posate, i bicchieri, i piatti, ecc. ; non ci si affretta nè ci si attarda nel mangiare, nè si mangia più di quanto sia sufficiente per dimostrare che si siano gustati i cibi. Alle signore vicine di posto vanno usati tutti i riguardi per agevolarle nella bisogna, particolarmente però quella di sinistra, alla quale si ha il dovere di fare. da cavaliere.

Nei pranzi si deve evitare ogni apprezzamento sui cibi o sul modo di servire. Usando le bottiglie, bisogna prenderle al collo e non al fondo ; i bicchieri non vanno mai ricolmi e si debbono adoperare secondo la loro destinazione : per acqua, per vini comuni, per vini speciali. Le posate, a differenza di quanto si possa usare alcune volte nei pranzi intimi, vengono cambiate ad ogni portata ; qualora ciò non avvenga, bisogna stare attenti a non fare atto che metta in evidenza la manchevolezza. E' bene non chiamare i camerieri, meno che mai battendo col coltello il piatto o il bicchiere.

In ogni portata bisogna servirsi in misura regolare, rifiutando o accettando garbatamente al secondo giro ; nel servirsi dal piatto comune si deve evitare di parlare o di tossire. Finito il pasto, il tovagliolo si depone a sinistra del piatto senza piegarlo, ma con garbo. Ripudiare l'orribile stuzzicadenti. Nei brindisi non si toccano i bicchieri.

A pranzo finito, è la padrona di casa (o il più elevato in grado) che si alza per la prima e per la prima lascia la sala ; gli altri seguono con le stesse convenienze usate nel recarsi a tavola. Al momento di andar via, si va a prendere congedo dalla padrona di casa, rinnovando i ringraziamenti e non omettendo di ossequiare tutti i famigliari e gl'invitati ancora presenti.

COME SI MANGIA. = L'antipasto normalmente è composto di diversi cibi, ma non bisogna prenderne più di due o tre qualità, usando all'uopo, se vi siano, le posate speciali. Le ulive vanno mangiate col cucchiaio, nel quale si lasciano cadere i noccioli, che poi si depongono vicino all'orlo del piatto ; gli altri cibi si mangiano - secondo la qualità - come si usa per la carne, il pesce, la verdura.
La minestra in brodo si mangia solo col cucchiaio, tenuto all'estremità con le prime tre dita, come la penna da scrivere : il polpastrello del pollice deve risultare rivolto in giù. Il cucchiaio, mai ricolmo, va portato alla bocca alquanto obliquamente. Il brodo non si aspira gorgogliando, ma si mangia sempre insieme con la minestra, il piatto non s'inclina per raccogliere gli avanzi.

La minestra asciutta va mangiata con la sola forchetta tenuta come il cucchiaio ; così pure la pasta lunga, con la quale non si devono fare pittoreschi gomitoli : va spezzata e presa a piccole quantità.

La carne si mangia tenendo la forchetta all'estremità con la mano sinistra, con l'indice disteso e il coltello nella destra come una penna da scrivere, senza che però tocchi la lama. I pezzi di carne si tagliano volta a volta e si portano alla bocca con la forchetta; con questa si mangia pure il contorno; il coltello serve solo d'aiuto per sminuzzare, per distaccare la carne dalle ossa : queste ed il coltello non si portano mai alla bocca. Anche i pezzi di pollo vanno trattati così e mai presi in mano e spolpati coi denti. Per gli ossicini che capitano in bocca, si usa lo stesso procedimento che per i noccioli delle ulive.

Il pesce si mangia con la sola forchetta tenuta nella mano destra ed aiutandosi con un pezzo di pane usato con la sinistra, sempre che non vi siano posate speciali per tale uso. Le spine si passano dalla bocca sulla forchetta e si depongono sull'orlo del piatto.

Le ostriche ed i frutti di mare in genere si staccano dal guscio con la forchetta, si mettono sul cucchiaio o su di un pezzo di pane e si portano alla bocca.

Le uova riscaldate si rompono col coltello e si bevono facendo uso del cucchiaino.

Gli asparagi si mangiano con la sola forchetta o con adatte pinze.

Il pane si spezza con le mani, non si taglia col coltello, non si sbriciola sporcando la tovaglia. non s'inzzuppa nella salsa.

Il sale si deve prendere dalla saliera servendosi dell'apposito cucchiaino.

Pei cibi speciali per i quali si deve forzatamente fare uso delle mani (carciofi, verdure crude, piccola selvaggina, ecc.), si usano le punte delle dita, delicatamente, in maniera da non sporcarsi.

I dolci da tavola si mangiano solamente nel cucchiaio ; la pasticceria da tè con la piccola forchetta e il piccolo coltello.

Il formaggio, se è tenero, non richiede l'uso della forchetta, ma si taglia col piccolo coltello e si posa sul pane.

Per la frutta , se cotta e per talune qualità (fragole ad esempio), valgono le stesse norme che per i dolci da tavola.

Se la frutta deve essere sbucciata, si usa il coltello, mentre con la forchetta la si sostiene alquanto sollevata sul piatto. La sbucciatura si può fare lasciando la frutta intera, ovvero dopo averla divisa in parti, a seconda della qualità. I noccioli ed i semi contenuti nella frutta vanno passati dalla bocca sul cucchiaio e quindi deposti nel piatto, vicino all'orlo.
Le arance non si sbucciano servendosi del coltello per incidere il piccolo emisfero e tanto meno vi si cacciano dentro le unghie. L'arancia si taglia
nettamente in otto parti, tenendola ferma nel piatto con la forchetta nella mano sinistra ; col coltello si scarnisce la polpa e prima di portare il frutto alla bocca si tolgono i semi per non doverli sputare poi

L'unico frutto che non si tocca nè con il coltello nè con la forchetta è la banana, perchè aprendola con una lieve pressione dei polpastrelli, la buccia si ripiega morbidamente sino in fondo, senza insudiciare le dita e senza assumere quel sapore acre che dà il contatto del metallo.

Il caffè si deve bere a piccoli sorsi, senza versarlo nel piattino o soffiarlo nella tazza.

NELLA CORRISPONDENZA

LETTERE. - Preferire carta bianca ; sempre con persone di riguardo. La calligrafia in ogni caso sia intelligibile.

La data va messa in alto e a destra del foglio, prima dell'intestazione. L'intestazione non deve contenere aggettivi ampollosi, perciò si scrive: " Signor.................... ovvero " Gentile o Gentilissimo Signor... , Bisogna tener presente che ai Regnanti si dice Maestà „; ai Principi del sangue " Altezza Reale „; alle persone di alto grado e dignità, come ai Ministri e ai Sottosegretari di Stato, ai Generali (da comandanti di Corpo d'Armata in su), ai presidenti di Alta Corte del Senato, della Camera dei Deputati, a Segretario del P. N. F., ai prefetti, ai Vescovi, si dirà: " Eccellenza „; ai Cardinali " Eminenza „; ecc secondo le comuni regole. Ai titolati si premettono ( gli appellativi " Signore " Gentile,, al titolo nobiliare, se si tratta di uomini o di donne maritate ; si scrive, invece, solo: " Sígnorina ,,, e non " baronessina " o  " contessina " ecc. Se la persona alla quale si scrive possiede oltre il titolo nobiliare anche uno accademico, si dà la preferenza a questo.

Il contenuto delle lettere di rispetto deve essere breve, chiaro, privo di verbosità ; la formula di chiusura deve dimostrare ossequio, rispetto, devozione, ma non accennare ad umiltà e servilismo. La firma va apposta in modo leggibile, facendola seguire, se necessario, dal proprio indirizzo. Sulla busta si fa precedere il nome e cognome dal titolo (se il destinatario ne ha parecchi, si sceglie il più importante) ; in basso a destra, prima o dopo il nome della città, si scrive la via e il numero dell'abitazione ; in basso a sinistra il nome della provincia. Le lettere recapitate per gentilezza debbono avere busta aperta. Il latore la chiude.

CARTOLINE POSTALI. - Si debbono usare solo tra confidenti, e mai per trattare argomenti riservati; le illustrate sono consentite solo per inviare i saluti, ma debbono essere a soggetto serio.

TELEGRAMMI. - il loro uso deve essere limitato ai soli casi d'urgenza : il rettangolino giallo, recapitato dal fattorino, desta sempre dell'apprensione.

CARTA DI VISITA. - E' riservata per le presentazioni, per porgere auguri, ringraziamenti, condoglianze, per congedo, ecc, e si può spedire o portare. Si usa anche di lasciarla per la consegna alla persona che non si sia trovata in casa nel farle visita di ringraziamento.

Alle persone di età avanzata o di ben alto riguardo che inviino il proprio biglietto, è sempre preferibile rispondere e ringraziare, se pur brevemente, per lettera.

CONCLUSIONE

Queste norme non sono sufficienti di per sè stesse a stampare il gentiluomo. Esse vogliono semplicemente stimolare in ciascun allievo la volontà di autoeducarsi, di migliorarsi, di rendersi padrone di sè stesso, di esercitare con fermezza il dominio della sua vita interiore e di indirizzare al bene i suoi atti. Vogliono insomma contribuire alla formazione del carattere, il quale ha per fondamento la volontà e l'intelligenza.

La lotta per educare e migliorare se stessi è una lotta nobilissima, appunto perchè molto difficile e fatta di quel tormento incessante, di quella volontà continuamente tesa, di quella permanente presenza a sè stessi, che si assimila alla tenacia e all'eroismo del combattente.

Le buone maniere sono il segno esteriore della bontà del cuore, della elevatezza dello spirito, del calore del sentimento. Tutte doti che dovono essere caratteristiche dei giovani votati alla carriera eletta delle armi. Ad essi si apre sorridente la vita, risplende l'avvenire: L'onda del sentimento che in essi vibra, divina potenza dello spirito, trasporti questo a fiorire nelle atmosfere più alte e più pure.

189' corso

  5 scientifico A  

Musiche

Album Mak'II'del '79   5 scientifico B  

pompa pompa

Ex-allievi 188' e 189'   5 scientifico C  

makII

Raduni ed incontri   5 scientifico D  

inno ardito

193' corso

  3 classico A  

inno cantato

Raduni ed incontri

  3 classico B    

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